APPROFONDIMENTI e NARRAZIONE

UN' INTERVISTA AD UNA TERAPEUTA DI COPPIA

Da cosa deriva il tuo interesse a lavorare con le coppie?

Da quando ho iniziato a lavorare come psicoterapeuta, mi sono accorta che chiunque si rivolge ad uno psicologo, ha sempre delle difficoltà in qualche relazione.

Ci sono persone che hanno problemi con il datore di lavoro, altri con il vicino di casa, la suocera, i figli o i parenti.

Ma soprattutto è nelle relazioni di coppia che le persone soffrono di più.

E’ infatti in una relazione di coppia, dove gli investimenti affettivi sono più profondi,  che possiamo vivere le più grandi gioie o le maggiori sofferenze, riconoscere le nostre irrealiste aspettative ed evitare drammatiche delusioni che possono segnare una vita.

Dal mio punto di vista, la relazione di coppia è la zona più sensibile di un’esistenza e rappresenta la possibilità di intervenire in modo più profondo sul disagio individuale che innegabilmente mette a rischio la società tutta.

Non dimentichiamoci infatti che da una coppia nascono i figli e come psicoterapeuta sento il dovere di proteggere i bambini, che saranno gli uomini e le donne del futuro, in un mondo, speriamo, sempre migliore.

Che cosa ti appassiona in questo lavoro?

Immaginare e spesso sperimentare, la possibilità di rendere le persone più libere.

Libere di scegliere il modo di vivere la loro vita e su questa base dare loro l’occasione di incontrarsi in una relazione d’amore per chi sono davvero e non per chi credono o devono essere, finalmente fuori da condizionamenti inutili che limitano un’esistenza, rendendo tutti meno felici.

Mi commuovo sempre quando una coppia di persone si guarda e si riconosce per la prima volta, magari dopo trent’anni di matrimonio e può fare una verifica reale di compatibilità.

Lasciarsi o stare insieme a quel punto, diventa comunque una scelta d’amore reciproco.

Che cosa vorresti dire alle coppie che ti stanno leggendo?

Innanzitutto che stare in coppia è molto difficile, ma allo stesso tempo può essere il più bel viaggio alla scoperta di sé e dell’altro che si possa immaginare.

Voglio dire loro di non scoraggiarsi e sentirsi gli unici responsabili di queste difficoltà, in un panorama dove non esiste una vera “pedagogia della relazione” e dove si rischia di passare da una storia all’altra, sacrificando i propri sogni ed essere sempre più delusi.

Io credo che se molte più persone avessero la possibilità di intervenire, anche preventivamente, sul loro essere coppia, molta della magia di un incontro verrebbe protetta.

Qual è la tua idea di coppia sana? Che caratteristiche ha secondo te?

Una coppia sana o una buona relazione di coppia, è secondo me una coppia di due individui, diversi e sufficientemente autonomi.

Una bella storia d’amore è una relazione dove viene mantenuto lo spazio reciproco di crescita di entrambi i partner.

Non si sta allora insieme per dovere o solo per bisogno, ma per celebrare e sostenersi nel viaggio di un’esistenza, per pochi mesi o una vita intera.

Una coppia “sana” è una coppia di persone che si guardano l’un l’altra/o con generosità anziché con egoismo.

Hai scritto un libro “ …e vissero quasi sempre felici e contenti”, perché quasi?

Quasi perché sostanzialmente bisognerebbe guardare alla propria relazione con tenerezza e realismo, uscendo dal falso mito che una buona relazione di coppia sia qualcosa che funziona sempre bene e magari senza nessun tipo di sforzo.

Aleggia infatti tra le persone l’idea che, come nelle fiabe, ci si incontra, ci sia ama e tutto sarà sempre perfetto, a dispetto delle mille prove, difficoltà e sfide che la vita ci porta.

Io credo che questo sia un pensiero pericoloso, perché mette le persone nella condizione di immaginare che una coppia sia qualcosa di estraneo da loro, che funziona o meno sulla base di coincidenze più o meno fortuite, allontanandoli dal reale impegno e fatica, ma anche meraviglia, che lo stare insieme comporta.

Una relazione di coppia è un bel giardino che cambia con le stagioni e che deve essere coltivato con impegno e pazienza da parte di entrambi.

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Giada BruniComment